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Visualizzazione post con etichetta Recoba. Mostra tutti i post
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venerdì 20 ottobre 2023

Recoba è il nuovo allenatore del Nacional Montevideo

Croce e delizia di tanti allenatori quando giocava, Alvaro Recoba, a 47 anni e mezzo, diventa oggi il nuovo allenatore del Nacional Montevideo, la squadra con la quale chiuse la carriera da calciatore, una volta tornato dall'Europa. Dal 2020 era entrato nel gruppo tecnico del club uruguaiano, allenandone la squadre riserve dall'inizio del 2022. Ora, l'allenatore della prima squadra è lui, Recoba, titolare di un mancino unico, che saltava i giri di campo e sbuffava durante le ripetute di velocità, affidato solo ad un talento senza pari. Chi l'avrebbe detto? Forza Recoba! 

venerdì 2 dicembre 2022

Portogallo e Corea del Sud agli ottavi

L'Uruguay, nel gruppo H di Qatar 2022, chiude il primo tempo con un vantaggio di due gol sul Ghana, segnati entrambi da De Arrascaeta, che indossa il 10 che fu di Schiaffino, Francescoli, Recoba. Non ha la stessa classe, ma è giocatore di qualità. Il risultato non cambia nella ripresa, ma non evita l'eliminazione dell'Uruguay, penalizzato dal sorprendente successo della Corea del Sud contro il Portogallo, paragonabile a quello ottenuto ieri dal Giappone contro la Spagna. I lusitani chiudono al primo posto, i sudcoreani al secondo. Andranno loro agli ottavi di finale.

lunedì 18 luglio 2022

Dybala va alla Roma, meglio per l'Inter

Finito il romanzetto estivo su Dybala: va alla Roma. Dove avrà possibilità di mostrare il suo talento, che considero di molto inferiore a quello di Recoba, tanto per offrire dei riferimenti. Dybala, da alcuni anni, mostra un rendimento molto alterno, senza grandi garanzie di tenuta atletica. All'Inter, con Lautaro e Lukaku, avrebbe giocato pochissimo. Pertanto, non condivido la disperazione di molti amici nerazzuri per il mancato arrivo del mancino argentino. Ora, l'Inter dovrebbe, secondo me, salutare Dzeko e Sanchez, tenere Pinamonti e cercare di prendere Bremer. Conti permettendo. 

mercoledì 28 ottobre 2020

L'Inter e il suo gioco nella storia del calcio

Le squadre di calcio hanno un'anima? La questione sembrerebbe di lana caprina. E non si può applicare la teologia dell'Aquinate allo sport più popolare. Certo e ci mancherebbe altro. Però, ogni squadra, pensateci bene, è diversa dalle altre. Ha, se non una propria anima, un proprio modo di essere, di comunicare. E di stare sul campo. Pensate al River Plate e al Boca Juniors: stili di gioco diversi e riconoscibili che si perpetuano da più di un secolo. Pensate all'Ajax, al calcio totale, che si nutre di atletismo e tecnica diffusa, coralità e visione d'assieme: gioca così da 50 anni e ieri si è visto contro l'Atalanta in Champions. Anche nel calcio italiano è così. Le grandi tradizionali hanno il loro stile di gioco. Il Milan, almeno dai tempi degli svedesi Gren, Nordahl e Liedholm,  poi l'uruguagio Schiaffino, ha cercato di comandare il gioco, di attaccare prima di tutto. La Juve, al netto del suo peso politico sportivo sempre ingentissimo, ha tradizionalmente schierato squadre coriacee, muscolari, innervate ogni tanto da un giocatore di talento superiore: Sivori, Platini, Roberto Baggio, Zidane. Ma non c'è stata Juve più Juve di quella di Trapattoni degli anni '70: quella di Furino, Benetti, Tardelli. Così l'Inter di Conte. L'Inter, per venire al tema del post, è sempre stata squadra lunatica e di reazione. Grande difesa, contropiede, ma potete anche parlare di ripartenze fulminee, e genio diffuso in avanti. Dai tempi di Cevenini III, uno che con il pallone faceva cose mai viste prima. Ed erano gli anni '20. E poi Meazza, che, ci fossero più documentate immagini di repertorio, metterebbe a tacere le dispute sul più grande giocatore di sempre. Maradona, escluso, va da sé. Le Inter vincenti che si ricordino avevano tutte queste caratteristiche. Quella di Foni - scudetti nel 1953 e nel 1954 - con il libero, quando pochi lo usavano, e un attacco atomico: la rapidità di Lorenzi, la forza di Nyers, il genio ribelle dello svedese sudamericano Skoglund. Che avrebbe avuto emuli in Corso, Beccalossi, Recoba. Della Grande Inter tutti sanno tutto. Quante partite vinse per 1-0? Per una punizione di Corso? Per un contropiede di Jair o Mazzola? E la difesa, quella difesa leggendaria, non c'era modo di violarla. Anche l'Inter di Bersellini era così. Solidissima dietro, davanti si concedeva il lusso di Beccalossi, che tutti credono mancino, ma era destro in origine, che dribblava passeggiando, dietro le due punte Altobelli e Muraro. Anche l'Inter dei record era così. Più forte, ma giocava così. Contrattaccando. La cavalcata di Berti contro il Bayern Monaco è il manifesto di quella squadra. Così pure l'Inter di Simoni, che si chiudeva e ripartiva liberando Moriero e sua maestà Ronaldo. La stessa Inter del triplete, che pure aveva una rosa e possibilità con pochi eguali al suo tempo, era una squadra reattiva. Monolitica dietro e fantasiosa in avanti. Ora, cosa c'entra lo schema di Conte, il pressing alto, uno sterile possesso del pallone, tre difensori, due terzini e tre mediani, senza un fantasista e senza fantasia, con la storia calcistica nerazzurra? Si può vincere contro la propria storia? Accadde al Brasile del 1994. Ma fu un'eccezione. E l'eccezione è sempre l'ancella della regola.

lunedì 25 maggio 2020

Recoba serviva più assist di Pirlo

Questo blog è sempre stato recobiano. Premessa necessaria. Sono sempre stato recobiano. Detto questo, qual era il ruolo Alvaro Recoba? Io ho sempre pensato che fosse una mezzala. La classica mezzala sudamericana, votata all'attacco, inteso come offesa alla squadra avversaria, con poca o nessuna attitudine alla fase difensiva. Insomma, un interno sinistro. Chi abbia visto tutte le sue partite, io le ho viste quasi tutte, anche nel campionato uruguaiano e con la Celeste, sa che Recoba partiva da dietro e veniva a prendersi palla anche nella sua metà campo. Per muovere in progressione o liberare il suo fantastico lancio. Come in un derby contro il Milan: lancio di quaranta metri per Vieri. In Europa, dovette adattarsi a giocare seconda punta, per lo più, faticando spalle alla porta, centrocampista di fascia sinistra, con Cuper!, o attaccante esterno con Zaccheroni. O riserva di lusso, con quasi tutti. Solo Novellino, a Venezia, gli concesse tutta la libertà indispensabile. Però, sappiamo che ci sono tanti però. Incostanza di rendimento, prove opache in mezzo a molte superlative. Ancora oggi, per tanti è stato il titolare del miglior sinistro degli ultimi 40 anni, dopo quello di Maradona, per altri un dissipatore neghittoso di talento, per altri addirittura un estroso sopravvalutato. Perché tanta difformità di vedute? L'equivoco, a mio parere, è nato dal ruolo. Non averlo capito ha sviato molti giudizi. 
File:Álvaro Recoba - FC Inter 1997-98.jpg - Wikipedia
Alvaro Recoba, Inter
E allora stabilisco un confronto tra uno dei massimi centrocampisti degli ultimi 20 anni, Andrea Pirlo, e Recoba, restringendo il campo d'indagine alla serie A. Pirlo, nato trequartista, divenne regista arretrato, e il suo merito principale, fra i molti, era riconosciuto nella capacità di servire assist ai compagni. Ebbene, dopo ricerca, voglio offrire un dato per riflettere. 
Andrea Pirlo - Wikipedia
Andrea Pirlo, Juve
Pirlo: 493 partite in serie A, 58 gol e 86 assist
Recoba: 207 partite in serie A, 62 gol, 52 assist


Insomma, Recoba, sempre giudicato solo per i gol, che non furono pochi, ha servito 0,25 assist a partita. Pirlo, 0,17 assist a partita. E, chiarisco, non giocavano nello stesso ruolo. Pirlo era meno offensivo di Recoba e molto più regista. Ma, Recoba mandava a rete i compagni come e più di Pirlo. Non trovò il suo Mazzone o il suo Ancelotti. Un allenatore che gli desse una maglia da titolare a centrocampo, per valorizzarne le doti tecniche e di visione che possedeva in modo eminente. I numeri non dicono tutta la verità. Ma, non mentono. 

martedì 21 aprile 2020

Gli errori di Cuper il 5 maggio 2002

Tanti, troppi errori, tutti assieme il 5 maggio 2002, sintesi indiscutibile della carriera di un allenatore serio, preparato, ma perdente. O, comunque, non vincente. Hector Cuper. Ma, facciamo un passo indietro. L'Inter, il 28 aprile 2002, dopo aver dilapidato un grosso vantaggio, mentre comincia la penultima giornata di campionato, si trova a +1 sulla Juve. Peraltro inopinatamente risorta da circa un mese. Quel giorno, al Meazza, si deve affrontare il Piacenza di Novellino. Inter preoccupata e affannata, gioca con il tridente Recoba-Vieri-Ronaldo. Tridente mascherato, perché Recoba deve giostrare, malgrado lui, da centrocampista di fascia sinistra. Cuper non può né sa derogare al dogma laico del 4-4-2. Alle spalle del Chino c'è Gresko, che tiene in panchina Georgatos! Di Biagio e Cristiano Zanetti sono esausti, ma tengono la diga di centrocampo. A destra gioca Seedorf, segnatevi questo nome, come quello di Gresko, perché ci torneremo. Ronaldo e Vieri, che la critica meno avvertita, loro due compresi, immagina come coppia devastante, si cercano ma si pestano anche i piedi. Perché il calcio è un gioco semplice. Pozzo mai si sognò di far giocare Meazza e Piola tutti e due da centravanti. Meazza, sublime e insuperato, arretrava, perché sapeva farlo, a mezzala. Riva condusse il Cagliari al titolo del 1970, dopo che Boninsegna era passato all'Inter nel 1969. E lo stesso Boninsegna esplose lontano da Riva. Perché il centravanti uno deve essere! Per fortuna, Recoba è in giornata. Da un suo angolo tagliato, nasce il gol di Cordoba. Il Piacenza non molla ed infila il pareggio con Matuzalem. Rivedete quel gol ed avrete l'idea di un'Inter in disarmo. Che torna in vantaggio grazie ad una magica punizione di Recoba. Replicata, però di destro, da una punizione di Ronaldo. Due prodezze, estemporanee e slegate da un gioco lento e monocorde. L'Inter vince 3-1. Resta a + 1 sulla Juve. In vista dell'ultima giornata: Udinese-Juve, Lazio-Inter. Comincia sulla stampa un'indegna cagnara, intesa a destabilizzare l'ambiente nerazzurro, già in fibrillazione di suo. Si crede, si vuol far credere, che la Lazio, che pure cerca un posto in Europa, lascerà vincere l'Inter, per non favorire un successo sul filo di lana della Roma, terza a due punti dall'Inter e a un punto dalla Juve: i giallorossi saranno di scena sul campo del Torino. L'Inter ha paura. Una paura che affonda le radici nell'imprevista e, un mese prima, imprevedibile rimonta della Juve: si era a lungo parlato di un possibile esonero di Lippi a fine stagione. Ma, è anche paura di vincere. Paura che ha soprattutto Cuper. Già sconfitto in tre finali: con il Mallorca, dalla Lazio, in Coppa delle Coppe, dal Real Madrid e dal Bayern Monaco, in Champions, con il Valencia. E Lazio-Inter ha tutto il peso, il sapore, il retroterra e il mood di una finale. Il tecnico argentino presente la sconfitta, che teme troppo, quasi propiziandola. E, alla fine, provocandola con una delle formazioni meno sensate della storia nerazzurra. Intanto il tridente. Recoba, Ronaldo e Vieri non si sommano e non del tutto si integrano. La Lazio è squadra solida. Sarebbe più saggio partire con Vieri e Recoba, la coppia che aveva assicurato il successo nella partita-scudetto contro la Roma qualche settimana prima. Pur volendo schierare i tre assi davanti, servirebbe equilibrio e protezione dietro. Ma, Cuper non ci pensa. Schiera Gresko, che è più emotivo di lui, dietro Recoba: sarà un disastro, con due gol regalati a Poborski. Lascia fuori Seedorf, uno che ha già giocato tre finali di Champions, tra Ajax e Real Madrid, vincendone due!, un leader carismatico, l'autore della doppietta contro la Juve, che ha tenuto l'Inter in linea di galleggiamento. E lo tiene fuori per Conceicao! Il portoghese, davanti al suo ex pubblico, è un fantasma. La catena di destra, con Zanetti peggiore in campo, sarà il punto debole dell'Inter, più della catena di sinistra, sabotata dalla mediocrità di Gresko. Eppure l'Inter passa in vantaggio: angolo di Recoba, uscita goffa di Peruzzi, palla a Vieri, che segna. Pareggia Poborski su gentile omaggio di Gresko. Di nuovo angolo di Recoba, splendido, tagliato, sul primo palo, per il terzo tempo di Di Biagio. Niente da fare. Allo scadere, pasticcio Gresko-Toldo e Poborski pareggia. Intervallo. Sarebbe ancora tutto possibile. Sebbene la Juve sia sul 2-0 a Udine, maturato dopo un quarto d'ora e destinato, tu guarda il caso, a non cambiare. E Cuper cosa fa? Cosa dice nello spogliatoio? L'Inter rientra spaurita nella ripresa. Gresko resta in campo, Seedorf in panchina. Uscirà invece Ronaldo! Vince la Lazio, con zuccata di Simeone, che nemmeno  ha bisogno di saltare nella gentile area nerazzurra e gol del finale 4-2 di Simone Inzaghi, servito da Cesar, che scherza Zanetti in un fazzoletto. Disastro. Scudetto alla Juve.

giovedì 23 maggio 2019

Inter-Empoli: partita "trappola"

Sta diventando una trappola Inter-Empoli, in programma domenica prossima al Meazza. L'Inter ha bisogno di vincere, per qualificarsi alla prossima Champions League, ma è reduce da prestazioni scadenti e risultati amari; l'Empoli ha bisogno di vincere, per restare in serie A, è molto meno forte, sulla carta, ma proviene da un periodo pieno di successi e prove convincenti. Spalletti andrà via e lo sa da mesi. La Curva Nord ha fatto un comunicato, nel quale preannuncia dure contestazioni nel caso, malaugurato, di sconfitta. Ma, anche il pareggio non basterebbe all'Inter. I giocatori attuali non hanno grande personalità, continua la fronda contro Icardi, Perisic non gli passa il pallone da mesi, il clima attorno all'Inter è surreale. Anche nel 2004, l'Inter di Zaccheroni, che sapeva di dover lasciare la panchina a Mancini, doveva battere l'Empoli all'ultima giornata. Anche allora i toscani lottavano non per finire in B. Partita tosta, l'Inter vinse 3-2. Doppietta del miglior Adriano di sempre, quello che poi avrebbe trascinato il Brasile alla conquista della Coppa America, e gol di Recoba su punizione. Quanto ci manca Recoba! Da quanti anni non segniamo su punizione! Perché certe partite, in condizioni ambientali difficili, sono i campioni a vincerle. Quelli che latitano nell'Inter di oggi. Eppure penso che, con Perisic in panchina, l'Inter contro l'Empoli vincerebbe.

mercoledì 3 aprile 2019

I dieci migliori tiratori di punizioni in serie A

Classifica dei goleador su punizione in serie A.
Riflettevo sul fatto che all'Inter non si segna, da una vita, un gol su calcio di punizione. Ed è un limite importante, soprattutto nel calcio di oggi, tanto lodato per la pretesa ricerca della supremazia territoriale, del possesso palla e del mito del bel gioco, che, però, è come la Primula Rossa del romanzo di Emma Orczy. Su calcio piazzato, si decidono un mucchio di partite. E l'assenza di uno specialista in squadra toglie punti preziosi, spesso decisivi. Ecco la nota classifica sui migliori goleador su calcio di punizione in serie A, dalla quale concludo: magari giocasse ancora Recoba nell'Inter. Il Chino figura al nono posto della graduatoria. Ma solo Mihajlovic, Zola, Platini e Pjanic hanno una media gol superiore in rapporto alle partite giocate.


  1. Mihajlovic                     28 gol in 315 partite
  2. Pirlo                               27 (+1?)* gol in 493 partite
  3. Del Piero                        22 gol in 478 partite
  4. Roberto Baggio             21 gol in 452 partite
  5. Totti                               21 gol in 619 partite
  6. Zola                               20 gol in 238 partite
  7. Pjanic                            15 gol in 244 partite
  8. Platini                            13 gol in 147 partite
  9. Recoba                           13 gol in 217 partite
  10. E. Chiesa                        13 gol in 380 partite      

sabato 30 giugno 2018

Francia-Argentina 4-3: doppietta di Mbappè. Messi assente

Qualcuno lo paragona ad Henry, a me ricorda di più il primo Michael Owen, fatto sta che Mbappè ha una velocità fenomenale ed una superba tecnica di tiro. Lo scatto che procura il fallo da rigore di Rojo è impressionante. Griezmann trasforma. Di Maria pareggia con tiro alla Recoba. Nella ripresa, l'Argentina passa in vantaggio con gol di Mercado, che devia con  fortuna un tiretto di Messi, anonimo come sempre in partite come questa. Pavard, con bellissimo tiro di esterno destro, pareggia. Mbappè, prima di sinistro e poi di destro, porta la Francia sul meritato 4-2, che diventa 4-3 per il gol di testa del subentrato Aguero nel recupero. Ogni palla persa dall'Argentina è un contropiede della Francia, in cui si fanno apprezzare anche Pogba e Giroud, centravanti antico, che si porta a spasso sempre due avversari. Messi a secco in partite ad eliminazione diretta, dopo quattro mondiali. Direi che possa bastare.

mercoledì 19 luglio 2017

Troppo scetticismo sulla nuova Inter

Borja Valero è forte. Ed anche Vecino lo è. Lo conosco dai tempi del Nacional Montevideo di Recoba. Ha forza fisica, tecnica pregevole e, diversamente da Kondogbia, gioca sempre a testa alta. Ciò non toglie che l'Inter abbia bisogno anche di altri rinforzi. Di una o due ali di valore.Due, se Perisic dovesse partire per Manchester. Keita, per cominciare, andrebbe benissimo. Pertanto, mi pare che lo scetticismo dei tifosi sia esagerato. Credo che alla fine del mercato salterà fuori un'Inter competitiva.

mercoledì 28 dicembre 2016

La "rive gauche" del calcio

Mummo Orsi, Skoglund, Puskas, Didì, Sivori, Gento, Mariolino Corso, Overath, Rivelino, Riva, Gerson, Beccalossi, Eder, Maradona, Savicevic, Giggs, Rivaldo, Recoba, Van der Vaart, Adriano, Robben, David Silva, Messi, Ozil, Bale, Dybala. La rive gauche del calcio.

venerdì 1 aprile 2016

Grazie Recoba (#Recoba): la vera storia del #Chino Recoba. Uno dei più grandi mancini di sempre

Bisognerà pur raccontarla la vera storia sportiva di Alvaro Recoba detto il "Chino". Per spazzare il campo da tanti pregiudizi. Sfatiamoli uno per uno:
  1. Recoba non è stato un giocatore decisivo nei momenti topici. Falso. Recoba ha deciso un mucchio di partite, nel Danubio, nel Nacional, nell'Inter, con la nazionale uruguaiana. Si potrebbe cominciare dall'arcinota Inter - Brescia del 1997, con la doppietta che salvò la panchina di Simoni ed avviò una stagione che si concluse con la conquista della Coppa Uefa ed un secondo posto che grida ancora vendetta in campionato, passando per Inter - Roma del 24 marzo 2002, quando Recoba decise la sfida scudetto con la Roma con una doppietta e l'assist per Vieri, per il gol che completò la rimonta contro la Sampdoria il 9 gennaio del 2005, mentre infuriava la contestazione contro Mancini, per il gol vittoria contro l'Argentina segnato con l'Uruguay nel 2005, che permise alla Celeste di giocare gli spareggi con l'Australia, arrivando al gol contro il Defensor Sporting, nella finale per lo scudetto d'Uruguay nel 2012, alla magnifica punizione nel derby contro il Penarol nel 2014, ma ne tralascio moltissimi altri, oltre a tutti gli assist;
  2. Recoba non ha segnato contro le grandi tradizionali in Italia. Falso, o comunque storicamente scorretto. Recoba contro una grande tradizionale, un gol, bellissimo, l'ha segnato, ai tempi del Venezia e proprio contro l'Inter. Ma, sempre con la maglia del Venezia, segnò anche contro la Juve, annichilendo Montero con uno scatto bruciante. Recoba, poi, contrariamente a quanto sostenuto dai suoi detrattori, campioni di malafede e di prevenzione, non va giudicato solo per i gol fatti, non essendo un centravanti ma un fantasista d'attacco, ma anche per gli assist serviti. Contro il Milan, per esempio, nel derby vittorioso del 5 marzo 2000, Recoba serve i due assisti per i gol della vittoria nerazzurra a Zamorano e Di Biagio. Contro la Juve, sempre per esempio, Recoba serve i due assist per i gol di Adriano nel pareggio a Torino, semifinale d'andata della Coppa Italia 2003/2004.
  3.  Recoba ha segnato poco in carriera. Falso. Recoba, in 710 partite, ha segnato, stando alle stime più basse, perché c'è controversia sui numeri, 198 gol, a chi scrive ne risultano di più ma non importa. Non sono pochi, anzi, per uno che ha giocato, nella sola Inter, seconda punta, centrocampista di fascia sinistra con Cuper, attaccante esterno con Zaccheroni e che, tantissime volte, è partito dalla panchina. Negli ultimi anni, poi, al Nacional, ha giocato stabilmente a centrocampo. E, come chiarito al punto precedente, un giocatore del tipo di Recoba, va valutato anche, e forse soprattutto, per gli assist che ha servito. Ai tanti soloni che si sono divertiti ad enumerare, tanto per dire, gli assist di Rui Costa, chiedo, ma quanti assist ha servito Recoba?
  4. Recoba non era un grande atleta. Falso. Recoba aveva una velocità, specialmente in progressione, straordinaria e tale da renderlo, nelle giornate di grazia, immarcabile: riguardate questo gol contro il Lecce nel 2002. Per Simeone, era addirittura, palla al piede, più veloce di Ronaldo. Che poi si allenasse poco, è un altro discorso.

venerdì 4 marzo 2016

Recoba (#Recoba): 40 anni oggi 17 marzo 2016. La leggenda del Chino

Oggi, 17 marzo 2016, Alvaro Recoba compie 40 anni. Ritiratosi nel giugno del 2015, dopo avere trascinato il Nacional Montevideo alla conquista del titolo uruguaiano, il secondo per lui, Recoba ha detto basta. Il più discusso, controverso e divisivo campione degli ultimi 30 anni. Nessuno più di Recoba ha camminato sul filo del trionfo, cadendo spesso e più spesso rialzandosi, viziato da un talento sfacciato, fiaccato da un'indolenza proverbiale, letteraria, oblomoviana. Il suo piede sinistro è stato, tra i giocatori che ho visto, secondo soltanto a quello di Maradona. Eppure la sua carriera non ha conosciuto le soddisfazioni ed i successi, che sarebbe stato lecito attendersi. Pallonetti da cinquanta metri, gol olimpici, come, in Sudamerica, si definiscono le reti direttamente da calcio d'angolo, sassate scagliate da 20, 25, 30 metri. Dribbling in serie, finte, accelerazioni brucianti, in mezzo ad un caracollare stanco in mezzo al campo, con l'aria stralunata di chi si trovi lì per caso. Prediletto da Moratti, simbolo di un'Inter che si fermava sul punto di vincere, ha coltivato l'illusione di un calcio a tempo di minuetto nell'era della muscolarità ossessiva. Stimato dai compagni di squadra e dagli avversari, ha avuto generalmente cattiva stampa. Un grande campione sottovalutato. Anche da se stesso e dalle sue ambizioni. 

mercoledì 9 dicembre 2015

Recoba maestro del dribbling: grandi prodezze contro Nesta e Thuram, Zanetti e Simeone, Cafu e Vieira, Gattuso e De Rossi. Il giudizio di Veron su Recoba: non fu il migliore al mondo solo perché non volle

Ritiratosi lo scorso giugno, di Recoba capita di leggere e di sentir parlare sempre meno. Per ricordare il talento più puro degli ultimi 20 anni, sebbene non abbia dato il frutto sperato, segnalo una raccolta di dribbling, finte e giocate a sensazione messe in mostra contro i migliori difensori e centrocampisti della sua generazione, da Nesta a Samuel, da Maldini a Bergomi, da Gattuso a Cafu, da Cordoba a Vieira, da Desailly a Demichelis, da Davids a Thuram, da De Rossi a Simeone, da Montero a Zanetti ad Ayala. Tutti saltati, scherzati, disorientati: uno due, accelerazioni, tunnel e sombreri. Fateci caso: Recoba era una mezzala, partiva spesso dalla propria metà campo. Eppure è stato quasi sempre schierato da attaccante e giudicato soltanto dai gol segnati. Un errore. Di Recoba si è detto e scritto tutto ed il contrario di tutto, ma penso che il giudizio più avveduto su di lui l'abbia dato Juan Sebastian Veron: "el Chino no fue el mejor del mundo porque no quiso" (il Chino non fu il miglior al mondo perché non volle"). Dacché i mezzi per esserlo li aveva tutti.

martedì 17 marzo 2015

Recoba compie 39 anni: auguri per "el ultimo genio"

Sono 39, oggi, gli anni di Alvaro Recoba, incompreso e, qualche volta incomprensibile, fantasista mancino, sempre sospeso tra prodezze autenticamente maradoniane ed un'abulia oblomoviana, dal celebre Oblomov di Goncharov, che passava la vita sopra un divano. Come Recoba faceva alla vigilia delle partite, ingozzandosi di patatine davanti alla play station. Epperò, sfido a trovare una galleria di altrettante mirabilia balistiche. Diciamoci la verità: i migliori 100 gol di Recoba reggono il confronto con i migliori 100 gol dei più grandi campioni della storia del calcio. Poi, però, contano anche le vittorie, e quelle di Recoba sono state troppo poche per pretendere quel riconoscimento di grandezza assoluta cui pure il talento gli avrebbe permesso di aspirare. Gioca ancora Recoba, nel Nacional Montevideo, con il quale ha da poco conquistato il titolo di Apertura 2014. Di lui ci si ricorda quando inventa un gol da calcio d'angolo o su punizione da distanze siderali. Ed ogni volta si ripensa a quel che, con un poco di volontà in più, avrebbe potuto essere e non è stato. Del resto, l'accidia è un vizio capitale. Ma che sinistro il suo! Quando giocava nell'Inter, mai davo per persa una partita, sapendolo in campo oppure in panchina. Non che riuscisse sempre decisivo. Quel che contava, però e piuttosto, era l'idea di poterci riuscire. L'attesa di una giocata spiazzante. La speranza di ribaltare una partita messa male. Guardo l'Inter di oggi e mi intristisco. Auguri Chino, el ultimo genio! Ecco cosa ci vorrebbe contro il Wolfsburg!

mercoledì 21 gennaio 2015

Ennesimo gol da calcio d'angolo di Recoba. Questa volta in amichevole contro lo Sportivo Luqueno

D'accordo, partita amichevole, contro i paraguaiani dello Sportivo Luqueno, lo sappiamo, ma un gol da calcio d'angolo resta un fatto così straordinario nel mondo del calcio da lasciare sempre sbigottiti, dacché le leggi fisiche hanno la loro importanza. Recoba è riuscito nell'impresa per la sesta volta in carriera, quattro volte in partite ufficiali, mentre quello di ieri è stato il secondo in amichevole. Una prodezza che racconta da sola l'unicità del sinistro del Chino, che avrebbe meritato ben altra carriera. Questo il suo ennesimo gol olimpico. Negli ultimi trent'anni, su calcio d'angolo, ricordo il meraviglioso gol di Maradona contro la Lazio, nel 1987, quello di Veron contro il Verona, nel 1999, quello di Beckham nel campionato statunitense nel 2012. Insomma, ci vuole il piede.

martedì 30 dicembre 2014

Podolski, Balotelli, Bonazzoli: il nuovo tridente dell'Inter?

Premetto che mi scoccerebbe parecchio veder partire Icardi. Eppure ho la sensazione che il centravanti argentino, forte, ma spavaldo e qualche volta strafottente, leghi poco con il permalosissimo Mancini. Sicché, se proprio Icardi deve partire, che si ricavi il giusto dal suo cartellino. Poi, l'idea di un tridente formato da Podolski, Balotelli e Bonazzoli, il giocatore che, dopo la partenza di Recoba, più mi ha fatto impressione, non sarebbe male. Anzi. Stiamo a vedere, anche perché, per realizzare certe operazioni, occorrono soldi e talento organizzativo. Che all'Inter, negli ultimi anni, hanno latitato eccome.

martedì 9 dicembre 2014

Recoba incanta ancora: assist vellutato per Alonso nell'ultima giornata di Apertura. Nacional campione

Il titolo era già stato conquistato con largo anticipo. Ma, il Nacional ha continuato a vincere, battendo anche il Tacuarembo nell'ultima giornata dell'Apertura 2014 della Primera Division de Uruguay: alla fine 42 punti su 45. In gol il solito Alonso, su assist pregevolissimo di Alvaro Recoba, tornato, a 38 anni e mezzo, a distillare con generosità il suo calcio antico. Una volta, all'Inter, la fantasia era appaltata ai mancini come Skoglund, Corso, Beccalossi e, per ultimo, proprio Recoba. Oggi, il mancino nerazzurro è Dodò. Che gioca un mucchio di palloni, con esiti spesso comici.Del resto, la qualità è quella che è. O tempora o mores

lunedì 17 novembre 2014

Il Nacional di Recoba vince l'Apertura 2014 con due giornate di anticipo

Successo di misura contro il Cerro, 1-0 e gol di Arismendi, ed il Nacional Montevideo di Alvaro Recoba, in campo dall'inizio, conquista l'Apetura 2014 della Primera Division de Uruguay, dopo una cavalcata di dodici vittorie ed un pareggio. Il titolo è giunto con due giornate di anticipo per la squadra del Chino.

venerdì 14 novembre 2014

Mancini e l'importanza della sciarpa

Sapersi vestire ha la sua importanza. E Mancini, dicono i contemporanei arbitri d'eleganza, sa farlo con proprietà. E personalità: si pensi all'immancabile sciarpa. Zenga ci bada meno. Ma, non scherziamo, Zenga ha dieci volte il carisma di Mancini. E se la sbriga da solo con la squadra, senza il sostegno del Mihailovic di turno: a proposito, ma adesso la parte di Mihailovic chi la fa? Ve lo ricordate il Mancini dei pareggi, quello beccato al Meazza, che poi esulta come un ossesso dopo una sofferta vittoria contro la Sampdoria in rimonta: da 0-2 a 3-2? Io mi ricordo tutto di quella partita. E del 3-2 di Recoba. Che salvò la panchina di Mancini, che pure lo faceva giocare poco o niente. Va bene, Mazzarri se n'è andato, ma proprio Mancini, e la sua sciarpa, doveva arrivare?