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giovedì 23 giugno 2022

Quando Pietrangeli sfiorò Wimbledon: era il 1960

Per anni ci si è interrogati su chi sia stato il miglior tennista italiano di sempre. Pietrangeli o Panatta? La domanda resta attuale, anche se la nuova generazione di talenti, da Berrettini a Sinner a Musetti aggiungerà nuovi nomi al dilemma. Prima della cosiddetta Era Open, di certo nessuno è stato forte quanto Nicola Pietrangeli: due volte vincitore del Roland Garros, tre volte vincitore a Montecarlo, due volte vincitore agli Internazionali d'Italia. Per parlare del singolare, ma fu anche uno straordinario campione del doppio. Sulla terra rossa, ha avuto pochi rivali. Eppure andò vicino a vincere anche il torneo di Wimbledon. Era il 1960.  


Al primo turno, Pietrangeli superò per 6,3, 9-7 [il tie-break non esisteva ancora], 6-3, lo statunitenense Patty. Non uno qualunque: dieci anni prima si era imposto proprio a Wimbledon, dopo averlo fatto al Roland Garros. Aveva però, Patty, 36 anni, nove più di Pietrangeli, e declinava. Nel secondo turno (6-1, 6-4, 9-7), Pietrangeli sconfisse l'australiano Mulligan, giovanotto di 20 anni, che sui prati londinesi avrebbe raggiunto la finale due anni dopo. Al terzo turno, superò in cinque combattutissimi set il britannico Wilson (6-2, 4-6, 13-11, 6-8, 6-3), per sorvolare più agevolmente gli ottavi di finale contro l'americano Frost (6-4, 6-1, 6-2). Nei quarti, Pietrangeli battè in 4 set lo spilungone statunitense Barry MacKay (16-14, 6-2, 3-6, 6-4), che un anno primo aveva vissuto la migliore stagione della carriera con le semifinali proprio a Wimbledon e agli Australian Open (che pure si disputavano sull'erba).


E fu così che giunsero le semifinali, dove Pietrangeli incrociò la racchetta con il talento sublime del mancino australiano Rod Laver, di anni 22, che l'anno dopo e poi ancora nel 1969, dopo la parentesi del professionismo, avrebbe completato il Grande Slam stagionale! Il gioco di Laver, magnifico servizio, rovescio affilato, superba presenza a rete, sapienza unica di tocco, era grosso modo il contrario di quello di Pietrangeli, che si svolgeva più da fondo campo. Certo quello di Laver si adattava di più all'erba. La partita fu intensa e durò cinque set. Pietrangeli vinse il primo e il terzo, Laver il secondo, il quarto e il quinto (4-6, 6-3, 8-10, 6-2, 6-4). Fu la grande occasione mancata di Pietrangeli sull'erba, dove mai vinse un torneo, lui che, nel solo singolare, seppe conquistarne 48. Prima del magnifico Wimbledon 1960, che poi in finale Fraser avrebbe vinto contro Laver, una sola altra volta Pietrangeli aveva brillato sull'erba, a Sidney, dove nel 1957 aveva perso proprio contro Fraser.

martedì 17 ottobre 2017

Federer il miglior tennista di sempre: dieci ragioni

Ubaldo Scanagatta ha scritto un lungo articolo, che non condivido, per dimostrare che Federer non sarebbe il miglior tennista di sempre. Non più forte di Nadal o di Djokovic o di Laver. E persino di Rosewall. Sbaglia, dal mio punto di vista. Federer è il più grande tennista di tutti i tempi e provo a spiegare perché. Ecco dieci ragioni (aggiornamento al 30 ottobre 2017).



  1. Il talento unico. A mia memoria, seguo il tennis dai primi anni '80, nessuno ha mai avuto il tocco di Roger Federer. La facilità di spedire la pallina ovunque decidesse sul campo avversario. La naturalezza dei suoi gesti atletici, del servizio e dei colpi di volo, del dritto e del rovescio, che oggi gioca meglio di dieci anni fa, a dimostrazione di un'applicazione al gioco, che, spesso, i giocatori di talento non impiegano.
  2. I numeri. I numeri sono importanti. 19 titoli dello Slam (8 Wimbledon, primatista assoluto, 5 Australian Open, 5 Us Open, 1 Roland Garros), 95 titoli Atp ( secondo solo a Connors, 109: ma la qualità delle vittorie di Federer è superiore) ed una teoria di record, che occuperebbe tre pagine;
  3. La longevità agonistica. Federer è tra i protagonisti del circuito Atp almeno dal 2001, tra i grandi protagonisti dal 2003, più di tre lustri. Una continuità di rendimento negli anni paragonabile a quella di Coppi e Bartali, di Alì e Carl Lewis, per citare altri grandissimi dello sport.
  4. I rivali. Federer ha incrociato rivali straordinari. Su tutti, Nadal e Djokovic, come lui capaci di completare il Grande Slam, sia pure non nello stesso anno. Tre giocatori così, grosso modo nella stessa epoca, mai ci sono stati.
  5. Rod Laver. Per il talento naturale e la straordinaria propensione a giocare sull'erba, Federer è stato spesso accostato all'australiano Laver, 11 titoli dello Slam e 5 anni senza giocarne, perché all'epoca ai professionisti gli Slam erano interdetti (Laver saltò venti prove dello Slam tra il 1963 ed il 1967). Quanti Slam avrebbe vinto Laver, senza quei 5 anni tra i professionisti, si sono chiesti spesso gli osservatori. Nessuno può dirlo. Ma, ai tempi, tre Slam su quattro si giocavano sull'erba. Australian Open, Wimbledon e Us Open. In analoghe condizioni, Federer quanti Slam avrebbe vinto, bisognerebbe altresì chiedersi. Per di più, lo stesso Laver ha riconosciuto la grandezza unica di Federer.
  6. Le resurrezioni agonistiche. Federer è stato dato per finito almeno 3 volte. Dopo gli Australian Open 2009, persi contro Nadal, dopo il Roland Garros 2011, perso contro Nadal, dopo l'infortunio dell'estate 2016. E' sempre risorto a nuova gloria sportiva, vincendo, contro ogni pronostico. Prerogativa solo dei grandissimi.
  7. Il dominio 2004-2007. Negli anni d'oro, fra il 2004 ed il 2007, Federer, sempre alla guida della classifica Atp, ha vinto 11 titoli dello Slam su 16. Mai, nella storia del tennis, c'è stato un dominio così, netto, intenso assoluto. Anche perché Federer, in quel magico quadriennio, fu anche due volte finalista al Roland Garros, sconfitto da Nadal.
  8. La rivalità con Nadal. Nadal è stato a lungo la nemesi di Federer, per citare una felice definizione di Gianni Clerici. Questione più psicologica che tecnica. Soffriva l'agonismo esasperato del maiorchino, il suo dritto mancino. Tanto da commettere un mucchio di errori gratuiti. Ha invertito la tendenza. In questo 2017, Federer ha battuto Nadal 4 volte su 4. 
  9. Il tennis classico. Federer ha basato la sua fortuna su di un tennis classico. Alto, 1,85 m, ma non altissimo, elastico, ma poco muscolato. Un atleta, ma con il fisico, se non di una persona comune, certo non di un prototipo da laboratorio.
  10. Le invenzioni ed un repertorio immenso. Altro che colpire forte vicino alle righe. No, Federer ha vinto mille e più partite, con un gioco sempre vario, da fondo e a rete, non solo servizio e volee come Laver e McEnroe, non solo fondo del campo, come Borg e Nadal. Non solo servizio e dritto, come Sampras. Tutti i colpi nel suo repertorio. Tutti giocati a livelli di eccellenza. Ed invenzioni continue. Facendo apparire semplici le giocate più difficili.