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Visualizzazione post con etichetta Bobby Charlton. Mostra tutti i post
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mercoledì 8 giugno 2022

Kane supera Charlton: 50 gol con l'Inghilterra

Il gol su rigore alla Germania, in Nations League, è valso ad Harry Kane il sorpasso su Bobby Charlton, nella classifica dei marcatori della nazionale inglese. Per il capitano del Tottenham e dell'Inghilterra i gol sono ora 50, solo 3 meno del primatista Rooney. 



Wayne Rooney

Harry Kane con la maglia
bianca dell'Inghilterra



Bobby Charlton


sabato 26 marzo 2022

Kane come Bobby Charlton: 49 gol in nazionale

A segno su rigore, nell'amichevole odierna contro la Svizzera, Harry Kane sale a 49 gol con l'Inghilterra, eguagliando Sir Bobby Charlton. Ora, davanti a lui resta solo Rooney, autore di 53 gol in nazionale. 

lunedì 15 novembre 2021

Harry Kane come Lineker: 48 gol con l'Inghilterra

L'Inghilterra travolge 10-0 San Marino, trascinata dalla quaterna del suo centravanti e capitano, Harry Kane, che sale a 48 gol in nazionale, eguagliato Gary Lineker. Ora ha nel mirino Bobby Charlton, 49 gol con l'Inghilterra, e il primatista assoluto Rooney, non lontano a quota 53 gol.

lunedì 25 ottobre 2021

George Best: ritratto

Whenever possible, give the ball to George Best (Matt Busby)

Nella frase succitata c'è tutta la storia di George Best, scapricciato e scapigliato talento, tra i massimi della storia del calcio, nordirlandese di estro tipicamente sudamericano, che ridisegnò il football britannico negli anni '60 e che, nel 1972, a 26 anni, già declinava, ostaggio di una vita abbandonata agli eccessi. Sì, perché George Best, e sia detto con il maggior affetto possibile, non possedeva una sola delle virtù tipiche del calciatore modello. Ed aveva un rapporto di dipendenza dalla bottiglia che ne avrebbe affrettato il ritiro dai campi e poi il congedo da questo modo.

Nei cantieri di Belfast lavoravano un sacco di tipi tosti e d'estate si teneva un campionato di calcio in un posto chiamato <<il pollaio>> (George Best, Baldini & Castoldi, 2002)

Cresciuto a Belfast, in una famiglia poco abbiente, il giovane George imparò a giocare per strada, in campetti di fortuna, senza erba, immaginandosi stella dei Wolverampton Wanderers (campioni d'Inghilterra nel 1954 e poi ancora nel 1958 e nel 1959). Aveva classe purissima che non sfuggì agli osservatori e fece il grande salto. Era il luglio del 1961, quando lasciò l'Irlanda del Nord per l'Inghilterra. Quando, due anni più tardi, irruppe da protagonista sulla scena del massimo campionato inglese, anno 1963, con la maglia rossa del Manchester United di Matt Busby e del sopravvissuto alla tragedia di Monaco di Baviera, Bobby Charlton, fu un terremoto. Paragonabile a quello che si verificò, contamporaneamente, nella musica leggera, quando i Beatles, che erano di Liverpool, cominciarono a riscuotere successo. Best giocava all'ala. Ala destra. Veloce, rapidissimo, dribbling fulmineo, ma anche cross tesi e calibrati, tiro secco e, a dispetto di una statura regolare, grande stacco di testa, spesso eseguito con terzo tempo. E finte e tunnel, accelerazioni e sterzate, tutto un repertorio da prestigiatore che, sommato al look sbarazzino, alla battuta mordace e all'aria da conquistatore scanzonato, lo rese anche insostituibile personaggio da copertina. Il quinto Beatle.

Se fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé (George Best)

In quel Manchester, che avrebbe vinto il campionato inglese nel 1965 e nel 1967 e la prima storica Coppa dei Campioni nel 1968, oltre all'inglese Charlton, centravanti arretrato e manovriero, c'era lo scozzese Denis Law, mezzala dal tiro tremendo e dalla progressione irresistibile, oltre a molti altri calciatori di personalità. Ma, presto, il faro tecnico della squadra divenne Best, il migliore non solo di nome, quello cui affidare la partita nei momenti solenni, quello delle giocate impossibili, il solista a vocazione anarchica che, con spregio della logica, riusciva a guidare e ad esaltare il collettivo. Non c'erano punti deboli nel suo gioco. All'occorrenza contrastava con durezza e riconquistava il pallone.

Il giocatore perfetto. Può evitare il tackle, entrare duro, accarezzare la palla con entrambi i piedi, passarla corta o lunga, senza sbagliare. (Denis Law)

Nel 1968, il Pallone d'Oro fu assegnato a lui, icona e simbolo di un anno pazzo e iconograficamente rivoluzionario. Giocò per tutta la vita come faceva da ragazzo per le strade di Belfast. Sfidando gli avversari in una ripetizione ossessiva di uno contro uno, dai quali riusciva inesorabilmente palla al piede, la porta sempre più vicina. Non se sono più nati di George Best. Né, penso, potranno nascere nelle scuole calcio contemporanee. L'arte, anche quella calcistica, s'apprende in strada. Per strada. Sempre che uno abbia il talento. E quello di Best era purissimo.

martedì 18 febbraio 2020

Se ne va Harry Gregg, stella del Manchester United. Salvò Bobby Charlton nel disastro aereo di Monaco

Nella seconda metà degli anni '50, una squadra in Inghilterra svetta sulle altre: due titoli nazionali nel 1956 e nel 1957. Si tratta del Manchester United di Busby, capitanata dal giovane e fenomenale mediano Duncan Edwards, che spaventa gli avversari solo a farsi vedere, per via del suo tackle micidiale. Prende sempre il pallone, ma gli avversari volano via comunque. Il Manchester United viene considerato, all'inizio del 1958, il rivale più accreditato del Real Madrid sulla via della leggenda, per la conquista della terza Coppa dei Campioni. Poi, la tragedia. L'aereo che riportava a casa gli inglesi, dopo il pareggio sul campo della Stella Rossa di Belgrado, fa scalo a Monaco di Baviera. Nella laboriosa fase di decollo, l'aereo si schianta e prende fuoco. Ventitré morti, tra di loro anche Duncan Edwards ed altre future stelle del calcio britannico. Si salva Bobby Charlton, grazie al coraggio del portiere nordirlandese Harry Gregg, alla sua prima stagione a Manchester. Harry Gregg è mancato ieri. Fu eletto miglior portiere dei mondiali del 1958, quelli che rivelarono al mondo il genio di Pelè, in Svezia. L'Irlanda del Nord si fermò ai quarti di finale. Risultato mai più ripetuto. Gregg è stato il più popolare calciatore nordirlandese, prima che irrompesse, sempre al Manchester United, il genio ribelle di Best.
File:WillemIIManchesterUnited1963c.jpg
Manchester United nel 1963

venerdì 15 novembre 2019

Harry Kane, 32 gol, è il 6° cannoniere della nazionale inglese

Con la tripletta rifilata ieri al Montenegro, nel pantagruelico successo inglese per 7-0, Harry Kane è salito a 31 gol con l'Inghilterra, in 44 partite, così diventando il sesto marcatore più prolifico nella storia della nazionale d'Albione, dopo Rooney, 53 gol, Bobby Charlton, 49 gol, Lineker, 48 gol, Greaves, 44 gol e Owen, 40 gol. Impressionante la media tenuta da Kane nelle ultime 5 partite con l'Inghiltera: 9 gol. E tutto questo mentre la sua squadra di club, il Tottenham vive il peggior inizio di stagione da molti anni a questa parte.
* Aggiornamento del 18 novembre 2019: a segno anche nel 4-0 con il quale l'Inghilterra ha battuto il Kosovo, Kane sale a 32 gol con la nazionale in 45 partite, alla media di 0,71 gol a partita.

martedì 15 ottobre 2019

Harry Kane, 28 gol con l'Inghilterra, insegue Rooney, 53

Deve fare ancora molta strada, ma Harry Kane, 26 anni e 28 gol con l'Inghilterra dopo 43 partite, ha già messo nel mirino il primatista Rooney, 53 gol in 120 partite con la nazionale inglese. Nelle ultime quattro gare, compreso quello di ieri sera sul campo della Bulgaria, il centravanti del Tottenham ha segnato la bellezza di sei reti.

lunedì 19 novembre 2018

I migliori centravanti inglesi della storia

La scuola inglese del centravanti, forward, è paragonabile alla scuola italiana dei portieri o a quella brasiliana dei numeri 10. Il gol, il ventesimo con la nazionale inglese, segnato ieri da Harry Kane, capocannoniere dei mondiali di Russia 2018, mi suggerisce di ricordare i più grandi interpreti del ruolo nati in terra d'Albione. Ecco una classifica, dal decimo posto a salire. 
*Aggiornamento del 10 febbraio 2023. 


10. Tom Finney (1922-2014): a lungo il capocannoniere della nazionale inglese. Stella del Preston North End, fu il primo centravanti inglese a sfuggire ai canoni tradizionali. Non molto alto, non così robusto, aveva piedi sudamericani, velocità e tempismo unici, comandava il gioco offensivo, come testimoniò Sir Stanley Matthews. I marcatori avversari non erano più ostacoli da abbattere ma da evitare, da aggirare. 

9. Vivian Woodword (1879-1954): centravanti gigantesco. Alto 1,89 m, ai tempi suoi, metteva soggezione soltando entrando in campo. Calcio agli albori, eppure Woodword, dominò in campionato, con la nazionale, vinse due ori olimpici, nel 1908 e nel 1912. Il forward per eccellenza. Un modello esemplare.

8. Dixie Dean (1907-1980): uno dei più prolifici goleador della storia del calcio. Fu il simbolo  ed icona dell'Everton, prototipo del centravanti forte fisicamente, dominante nel gioco aereo, i suoi 178 cm, negli anni '20 e '30 del secolo scorso, gli permettevano di sopravanzare la più parte dei difensori avversari, ma dalla sua aveva anche coraggio leonino, scelta di tempo e strepitosa elevazione. Giunse a segnare 60 gol in un solo campionato. Vestì anche la maglia della nazionale, che, ai suoi tempi, non si degnava di partecipare alle competizioni con le altre rappresentative: né la Coppa Europa né i primi tre mondiali.

7. Wayne Rooney (1985-): piedi da ballerino, che sostenevano un fisico da mediomassimo. Dribbling, tiro portentoso, difesa rocciosa del pallone, i suoi 53 gol con la nazionale inglese, sono un record che solo Harry Kane ha eguagliato. Ha battuto tutti i record con il Manchester United.

6. Jimmy Greaves (1940-): talento pazzesco. Persino in Italia, 10 partite e 9 gol con il Milan, dove restò pochi mesi, fece strabuzzare gli occhi. Centravanti completo, forte e tecnico, goleador di Chelsea e Tottenham, 44 gol con l'Inghilterra, sei titoli di capocannoniere nella massima serie inglese.

5. Michael Owen (1979-): incantò al mondiale del 1998. Meraviglioso il suo gol con l'Argentina. Impazzò nel Liverpool di Benitez. Velocissimo, scatto bruciante, tiro secco e improvviso, dribbling, destrezza, 40 gol con l'Inghilterra. Se non fosse stato fermato da troppi infortuni, la sua sarebbe stata una carriera leggendaria. Pallone d'oro nel 2001, più meritato di quanto si sia riconosciuto.

4. Alan Shearer (1970-): un solo scudetto con il Blackburn, tre titoli di capocannoniere in Premier League, di cui è il massimo goleador con 260 reti, rifiutò il Manchester United epico di Ferguson, per accasarsi al Newcastle, 30 gol con l'Inghilterra, capocannoniere agli Europei del 1996. Aveva tutti i colpi, tiro potente, difesa del pallone, formidabile colpo di testa, opportunismo. Ed un carisma immenso.

3. Gary Lineker (1960-): dominatore dell'area di rigore, svelto, rapido, astuto, tecnico, capocannoniere ai mondiali del 1986, 48 gol con la nazionale inglese. Capiva prima degli altri la traiettoria del pallone. Un istinto del gol unico.

2. Harry Kane (1993-): capocannoniere per tre volte in Premier League, cinque anni con più di 20 gol nel campionato inglese, dove ha toccato quota 200 reti, già 53 gol in nazionale: record condivisocon Rooney, capocannoniere ai mondiali di Russia 2018, repertorio vastissimo, dribbling e tiro, colpo di testa e protezione del pallone, sa giocare spalle alla porta e in contropiede. Ha ancora 29 anni ma è già un campione epocale. Predestinato.

1. Bobby Charlton (1937-): eroe del Manchester United di Busby, sopravvissuto alla tragedia di Monaco di Baviera del 1958, vinse la prima Coppa dei Campioni di una squadra inglese, nel 1968, guidando un tridente irripetibile con Law e Best, dopo aver conquistato i mondiali di casa del 1966. Elegante, tecnico, tiro fortissimo e precisissimo, virtuoso del dribbling, anche regista offensivo, pallone d'oro, sempre nel 1966. A lungo primatista, prima che lo superasse Rooney, e poi Kane, con 49 gol in nazionale. 


martedì 31 ottobre 2017

La leggenda di Duncan Edwards

Strappato alla vita da un tremendo, quanto banale incidente aereo. In una fredda notte del febbraio 1958. A Monaco di Baviera, dove un aereo charter era atterrato, per sosta tecnica, prima di ripartire per l'Inghilterra. Trasportava il Manchester United di Matt Busby, proverbiale allenatore scozzesse, che stava allestendo la squadra più forte del mondo. Di ritorno da Belgrado, con la qualificazione alle semifinali della terza Coppa dei Campioni, che avrebbe vinto il Real Madrid sul Milan di Liedholm e Schiaffino. Tutto finì quella sera di febbraio. Anche la carriera di Duncan Edwards, il più forte dei ragazzi allenati da Busby, già protagonista degli ultimi due campionati vinti con il Manchester, 1956 e 1957, già colonna della nazionale inglese, già capace di strappare ad uno come Stanley Matthews predizioni di una carriera leggendaria. Non aveva ancora compiuto 22 anni Duncan Edwards, centrocampista universale, dal fisico imponente, dal tackle perfetto, ambidestro, commander in chief  del gioco. Bobby Charlton, che da quella tragedia si salvò miracolosamente, suo amico fraterno, ne avrebbe sempre parlato come del miglior giocatore mai visto. Charlton, sempre con Busby in panchina, e Denis Law e George Best, dieci anni dopo, la Coppa Campioni sarebbe riuscito a vincerla, dopo i mondiali conquistati in patria due anni prima. Duncan Edwards, invece, per via di un destino cinico e baro, per indulgere alla felice espressione coniata da Saragat, fu fermato mentre la sua stella calcistica cominciava a splendere. Eppure, se a quasi 60 anni da quella Superga inglese, in terra tedesca, Duncan Edwards fa ancora parlare di sé, beh, allora, vuol dire che il suo talento, quella forza fisica senza riscontri, tolto forse Luisito Monti, quei palloni strappati con facilità irrisoria, i lanci a tagliare il campo, il tiro da sberla, erano davvero fuori dal comune. Chissà cosa avrebbe potuto fare, se quell'aereo, invece di schiantarsi sulla pista di Monaco, fosse riuscito ad alzarsi in volo. 

sabato 21 gennaio 2017

Rooney 250 gol con il Manchester United, superato Bobby Charlton

Gol allo scadere contro lo Stoke City e Rooney segna il gol n. 250 con la maglia del Manchester United, superando il leggendario Bobby Charlton, fermo a 249. Per Rooney, che non è più titolare e paga la straordinaria generosità con la quale gioca da quindici stagioni, si è trattato anche del gol n. 320 in carriera. Grandi numeri.

mercoledì 9 settembre 2015

Rooney 50 gol con l'Inghilterra: superato Bobby Charlton

Gol su rigore contro la Svizzera, 50 gol con l'Inghilterra e Rooney supera Bobby Charlton, fermo a 49, diventando il capocannoniere assoluto della nazionale d'Albione. Per Rooney, si è trattato anche del gol n. 300 in carriera.

sabato 5 settembre 2015

Rooney eguaglia Bobby Charlton: 49 gol con l'Inghilterra

Contro San Marino e su rigore, ma è arrivato per Rooney il gol n. 49 con la nazionale  inglese: eguagliato il primato del leggendario Bobby Charlton. E Rooney  non ha ancora compiuto 30 anni.

lunedì 30 marzo 2015

Kane, nuovo fuoriclasse del calcio mondiale, sfida l'Italia

Gol al debutto per Kane con l'Inghilterra. Che ha trovato il nuovo Bobby Charlton in questo longilineo attaccante di manovra, stella del Tottenham, 22 anni ancora da compiere: circa due mesi fa lo segnalavo come astro nascente del calcio, non soltanto inglese. Sono curioso di vedere se Kane giocherà, e come, domani sera contro l'Italia. Declinante Sturridge, dopo la grande stagione dello scorso anno, Harry Kane mi pare destinato ad integrarsi davvero bene con Rooney, che, arrivato a 47 gol in nazionale, insidia Lineker, 48 gol, ed il capocannoniere di sempre, Bobby Charlton appunto, 49 gol, che tanto ricorda, almeno a me, Kane. Stiamo a vedere, anche perché, bisogna ammetterlo, il paragone è davvero impegnativo.

mercoledì 11 febbraio 2015

Harry Kane segnerà un'epoca: breve ritratto della nuova stella del Tottenham

Un centravanti si vede, si presente, si intuisce da molte cose. E soprattutto da come sa fermare un pallone, spalle alla porta, girarsi e tirare. Alcuni, anche piuttosto reputati, sono lenti come paracarri. Altri, magari guizzanti, danno il meglio soltanto faccia alla porta. Altri ancora, e non sono tanti, sanno invece, nello spazio di un secondo, eseguire un grande stop, voltarsi, mai dalla stessa parte, e battere a rete, con il destro oppure con il sinistro non importa. Ecco, questo Harry Kane, sorprendente centravanti del Tottenham, sa farlo benissimo. E da come lo fa sono indotto a pronosticargli una grandissima carriera. Alto poco meno di un metro e novanta, magro ma fortissimo, Kane, che compirà 22 anni a luglio ed è il faro della nazionale under 21 inglese, ma già in odore di nazionale maggiore, ha testa e tecnica, acume tattico e tiro secco. E tira con tutti e due i piedi. Adriano ha finito anzitempo la carriera non soltanto per gli eccessi lontano dal campo, come ha preteso la vulgata degli incompetenti, ma anche e soprattutto perché un centravanti con un solo piede non fa e non può fare strada, un centravanti che non sa smarcarsi senza palla non fa  e non può fare strada, un centravanti che non sa eseguire un terzo tempo per colpire di testa non fa e non può fare strada. Kane tutto questo lo sa fare. Come, per stare ad un suo coetaneo, sa farlo Icardi. Che però il meglio lo dà negli ultimi sedici metri. Kane, invece, sa prendere palla sulla trequarti, dribblare e calciare con grande precisione anche da fuori area. Nei movimenti, potrebbe ricordare Bobby Charlton, di cui è meno elegante anche perché più alto e meno tecnico, però il ruolo è quello lì, centravanti di manovra dal repertorio completo. In più, ha un grandissimo temperamento. Harry Kane diventerà un fuoriclasse epocale.

mercoledì 19 novembre 2014

Rooney 46 gol con l'Inghilterra, 283 gol in carriera

Da quando indossa la fascia di capitano, a lungo appartenuta a Gerrard, Rooney è tornato decisivo anche con la maglia della nazionale inglese. Doppietta per lui nella sfida carica di significati extra sportivi contro la Scozia, svoltasi ieri sera. Così Rooney sale a 46 gol con l'Inghilterra, terzo marcatore assoluto della storia, dopo Bobby Charlton, 49 gol, e Gary Lineker, 48 gol. Il sorpasso è imminente. In carriera, i gol di Rooney sono 282.
*Aggiornamento del 23 novembre 2014: gol contro l'Arsenal ieri in Premier League ed i gol di Rooney in carriera diventano 283.

domenica 16 novembre 2014

Rooney 44 gol in nazionale, 280 gol in carriera

Ha 29 anni Rooney, sebbene sembri più vecchio per via di una carriera già molto lunga, cominciata prestissimo nell'Everton. Ha conosciuto periodi difficili, flessioni di rendimento che avevano indotto la critica a pronosticarne un rapido declino. Ed invece Rooney è ancora sugli scudi. In un ruolo diverso, perché ormai il centravanti non lo fa più. Almeno nel Manchester United, dove gioca alle spalle di Van Persie. Resta, però, decisivo grazie al suo eclettismo tattico, alla sua forza fisica modello Nordahl, alla sua tecnica da fantasista massiccio. Ieri, ha trasformato il rigore decisivo contro la Slovenia, salendo a quota 44 gol in nazionale. eguagliando una leggenda come Greaves. Davanti a lui, restano Lineker, 48 gol, e Bobby Charlton, 49 gol. In carriera, i gol di Rooney sono 280.

venerdì 10 ottobre 2014

Rooney 270 gol in carriera, 44 gol con la nazionale inglese, raggiunto Greaves

Dopo qualche anno di difficoltà sotto porta, Rooney sta tornando ai livelli che competono al suo talento. Attaccante antico, dal fisico massiccio, da peso medio del pugilato, e tecnica da rifinitore, il centravanti del Manchester United è tra i migliori cannonieri in circolazione, 269 gol da professionista per lui che ha soltanto 29 anni. Con la doppietta rifilata ieri a San Marino, Rooney è approdato alla soglia dei 43 gol con l'Inghilterra, davanti ad Owen, 40 gol, e subito dietro Greaves, 44 gol. Poco più lontani Gary Lineker, capocannoniere ai mondiali del 1986, 48 gol, ed il leggendario Bobby Charlton, primatista con 49 gol. Rooney li supererà tutti. E' vero che la sua media realizzativa è inferiore a quella di tutti questi grandi attaccanti inglesi del passato, ma, è altrettanto vero che Rooney non soltanto segna ma fa anche segnare e corre e lotta come un centrocampista. Un campione universale, cui, per adesso, sono mancati i riconoscimenti personali.
Aggiornamento del 13 ottobre 2014: splendida punizione e gol vittoria per l'Inghilterra contro l'Estonia. Rooney sale a 270 gol in carriera, 44 in nazionale come Greaves.

lunedì 7 luglio 2014

In morte di Alfredo Di Stefano. La leggenda della "saeta rubia"

La leggenda della "saeta rubia", al secolo Alfredo Di Stefano, argentino naturalizzato spagnolo, ma di schiette origini italiane, non è finita. Con la scomparsa di uno dei maggiori campioni della storia del calcio, si presenta semmai l'occasione di ricordarne la straordinaria carriera. Dei successi, innumerevoli, tanti hanno già scritto e soprassiedo, troppo essendo noti. Quel che mi preme ricordare è che Di Stefano è stato il prototipo del calciatore universale, che sposava alla tecnica sopraffina, tuttavia lontana da guizzi e ghirigori, una complessione da quattrocentista, un fisico statuario, specialmente ai tempi suoi, che gli valse il soprannome di "saeta rubia", freccia bionda, ma anche di "el aleman", il tedesco, perché biondo, poi i capelli si diradarono, e forte come un germanico. E poi era resistente, tatticamente acutissimo, formidabile al momento di battere a rete. E vinceva i contrasti e serviva i compagni. Un centravanti a tutto campo. Un comandante in campo, cui tutti dovevano obbedienza calcistica. E chi, come Didì al Real Madrid, non si piegava, doveva cambiare aria. Prima di lui, per la verità, a livelli non meno eccelsi, si era espresso Valentino Mazzola, strapotente mezzala sinistra del Grande Torino, strappato alla vita anzitempo a Superga. Poi, con minor intensità, Bobby Charlton. Infine, Cruijff, meno possente di Di Stefano, ma tanto più veloce. Un solo neo nella carriera di Di Stefano, nessuna partecipazione ai mondiali. Né con la maglia dell'Argentina né con quella della Spagna. Sicché il suo nome resta indissolubilmente legato a quello del Real Madrid delle prime cinque consecutive Coppe dei Campioni. La leggenda della "saeta rubia" continua.

venerdì 16 maggio 2014

Storia dei mondiali di calcio: 9^ puntata (1966, l'Inghilterra trionfa in casa, disfatta azzurra contro la Corea del Nord)

Negli anni '60, Londra è il centro del mondo. Come l'era stata Parigi negli anni '20, come sarebbe stata New York negli anni '80. A Londra, la Quant escogita la minigonna, anno 1962, che sconvolge i costumi. A Londra nascono i primi complessi pop, dai Beatles ai Rolling Stones, Londra è la città europea cui le nuove generazioni guardano per copiare mode, intuizioni, tendenze. E' la swinging London raccontata dal film Blow - Up di Michelangelo Antonioni. Nel 1966, tocca propriamente all'Inghilterra di organizzare i mondiali di calcio. Gli inglesi hanno una grande squadra, dal capitano Bobby Moore, il miglior stopper della storia del calcio, a Bobby Charlton, centravanti arretrato di superiore intelligenza tattica. Impressiona anche il Portogallo di Eusebio, un attaccante potentissimo, capace di accelerazioni proverbiali, forte quasi quanto Pelé. Eusebio sarà capocannoniere del mondiale con nove reti e guiderà il Portogallo ad uno storico terzo posto. Il Brasile, invece, esce prematuramente dal torneo. Pelé è fuori forma, mentre la generazione del '58 e del '62, da Djalma Santos a Garrincha è ormai al tramonto sportivo. L'Italia rimedia un'altra figuraccia. Sebbene possa contare su Mazzola, Rivera, Bulgarelli, Facchetti, lo stesso Riva, che tuttavia resta in tribuna, finisce eliminata dalla sconosciuta Corea del Nord. Un infortunio di Bulgarelli, che resta in campo perché le sostituzioni non sono ancora permesse, e la sottovalutazione dei veloci coreani, determinano una sconfitta che convincerà la Figc a chiudere le frontiere del campionato italiano agli stranieri: un embargo che durerà quattordici anni fino al 1980. In finale, gli inglesi affrontano la Germania Ovest del giovane Beckenbauer, che ancora gioca a centrocampo, prima di arretrare a libero, nel ruolo esaltato da Picchi nella Grande Inter di Herrera. Vincono gli inglesi tra le polemiche, perché uno dei tre gol segnati da Hurst pare che non sia entrato del tutto. Gli inglesi, però, sono i padroni di casa, le ferite della seconda guerra mondiale sono ancora fresche, vincono loro. Sarà la prima e, per ora, ultima volta. (1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata, 6^ puntata7^ puntata8^ puntata, 9^ puntata, 10^ puntata, 11^ puntata, 12^ puntata)